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Appena in tempo, un'esperienza con Basquiat.

  • Ariella Arialina
  • 26 gen 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Ieri toccata e fuga a Londra per visitare la mostra "Basquiat: Boom for Real" devo dire un vero BOOM.

Ho preso un volo da Milano alle 10 e 30 e alle 14 e 30 entro alla Barbican Art Gallery, un pò di scale raggiungo il terzo piano, si odio prendere gli ascensori, e mi ritrovo in un percorso espositivo composto da più di 100 opere molte delle quali mai viste perchè di collezioni private.

Entro, così, nel mondo di Jean Michel Basquiat (1960-1988) che pur essendo autodidatta prendeva spesso spunto da materiale e fonti diverse ed è questo lo studio che hanno fatto per noi i curatori della mostra. Basquiat e le sue contaminazioni: sport, musica, l'anatomia, arte, parole, cinema, televisione, fotografia..

Non vi voglio annoiare con la sua vita, tutti sapete che è nato New York e che è stato un pioniere della scena artistica americana degli anni Settanta e Ottanta, come sempre sono i media che si accorgono di lui, è il 1978 e insieme ad un suo compagno di scuola usando lo pseudonimo SAMO c, iniziò a dipingere per le strade di NY una serie di graffiti con dichiarazioni enigmatiche e lunghe frasi ripetute più volte; da qua a pochissimo tempo divenne uno degli artisti più famosi del suo tempo, che volle raccontare la propria condizione di emarginato e l'appartenenza ad una minoranza etnica e culturale.

Quando il suo agente Bruno Bischofberger lo andò a trovare per la prima volta nel suo studio in Crosby Street e gli chiese da quale artista fosse stato influenzato gli rispose:" Quello che mi piace di più e da cui sono stato influenzato sono le creazioni di bambini di tre o quattro anni". I bambini si ritrovano nei suoi lavori anche nei giochi da cortile, quei segni fatti sull'asfalto col gessetto che ripete e ripete ancora.

Ho scelto l'opera dal titolo Dos Cabezas del 1982, acrilico e olio su tela di 150 x 150 cm circa perchè raffigura un doppio ritratto, il suo con la capigliatura come la portava in quegli anni e quello di Andy Warhol nella sua tipica posa col mento appoggiato sulle mani. Comincia così la loro collaborazione e Warhol poco dopo realizzò il suo ritratto di Basquiat che sfoggiava la sua selvaggia capigliatura con la tecnica della serigrafia su di uno sfondo con effetto ossidato. Di quest'opera mi piacciono i colori, la semplicità dei tratti da cui escono i ritratti, un Basquiat un pò meno dannato....Sono quasi le 16 e 30 un giro al book shop, il catalogo sotto braccio e via si riparte verso aeroporto, il tempo è volato e si rivola a casa. Dimenticavo avete ancora 2 giorni di tempo per visitarla...

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